Con l’ordinanza del 2.12.2021, il Tribunale Fallimentare di Brescia in persona del dott. Pernigotto è stato il primo Ufficio giudiziario a pronunciarsi in modo organico su taluni profili attinenti al neo-introdotto istituto della composizione negoziale della crisi d’impresa (introdotto dal D. L. n. 118/2021 e poi convertito con modificazioni in Legge n.  147/2021), svolgendo alcuni importanti ed utili rilievi di non che d’ora in avanti dovranno essere tenuti in debita considerazione dai professionisti che opteranno per l’attivazione di tale procedimento.

In particolare, il caso sottoposto all’attenzione del Tribunale bresciano aveva ad oggetto il ricorso con cui una società, dopo aver rinunciato alla domanda di concordato preventivo ex art. 186 L.Fall. già depositata innanzi allo stesso Ufficio Giudiziario, presentava istanza di avvio del procedimento di composizione negoziata della crisi d’impresa, richiedendo al medesimo Tribunale la conferma delle misure protettive previste dall’art. 6 del D.L. n. 118/2021.

Come si può apprendere dal testo normativo, tali misure consistono nel divieto per i creditori di acquisire diritti di prelazione se non concordati con l’imprenditore in crisi; di avviare o proseguire azioni esecutive e cautelari; nonchè nell’inibitoria alla pronuncia della sentenza dichiarativa di fallimento fino alla conclusione delle trattative o all’archiviazione dell’istanza di composizione negoziata.

Appare chiaro che le predette misure di protezioni si ispirano apertamente alla logica della Legge Fallimentare divenendo attivabili allorquando vi sia l’esigenza di preservare il patrimonio dell’imprenditore da iniziative che potrebbero turbare il regolare corso delle trattative, mettendo così a rischio il risanamento dell’impresa. Tuttavia, sul punto, il Tribunale di Brescia con l’ordinanza in esame, svolge tre importanti precisazioni.

La prima è che l’imprenditore, già con la domanda di nomina dell’esperto o con successiva istanza, può chiedere l’applicazione delle predette misure protettive.

La seconda è che l’effetto protettivo decorre dal giorno della pubblicazione nel registro delle imprese dell’istanza di applicazione delle misure stesse, unitamente all’accettazione dell’esperto.

Infine, la terza è che, se per il prodursi degli effetti protettivi è sufficiente che l’istanza venga pubblicata nel registro delle imprese unitamente all’accettazione dell’esperto, il loro consolidamento dipende dall’intervento dell’autorità giudiziaria alla quale l’imprenditore deve rivolgersi con ricorso depositato lo stesso giorno della pubblicazione dell’istanza e dell’accettazione dell’esperto, chiedendo la conferma o la modifica delle misure protettive ovvero l’adozione di provvedimenti cautelari necessari per condurre a termine le trattative (resterà, invece, preclusa ex lege, indipendentemente da una pronuncia giudiziale sulle misure protettive, la dichiarazione di fallimento ex art. 15 L.Fall. sino al completamento della procedura di composizione della crisi).

Se ne evince, quindi, che “l’intervento di stabilizzazione riservato al giudice presuppone logicamente che un qualche effetto protettivo si sia già concretamente sprigionato, non ricorrendo alcunché, diversamente, né da confermare né da modificare”.

Sulla scorta di tali precisazioni, dunque, il Tribunale di Brescia ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto da parte ricorrente atteso che essa si era “limitata a chiedere al segretario generale della C.C.I.A.A. di Brescia l’istanza di nomina dell’esperto ai sensi dell’art. 5, co. 1 D.L. n. 118/2021, mentre non risulta intervenuta né la nomina dell’esperto né la sua accettazione, né, ovviamente, la pubblicazione “complessiva” di cui all’art. 6, co. 1 D.L. n. 118/2021”. Pertanto, la ricorrente stava chiedendo “la conferma o modifica di effetti protettivi i quali, alla luce di quanto osservato, non si [erano] prodotti”.

Ebbene, alla luce delle argomentazioni proposte dal Tribunale di Brescia, è possibile concludere dovendo ritenersi preferibile che l’attivazione della procedura di composizione negoziata della crisi venga arrestata sino a quando non sarà effettivamente possibile la nomina di un esperto in dipendenza delle iscrizioni effettuate all’interno delle relative liste presso le camere di commercio, giacché, in difetto, non si potrebbe in alcun modo produrre un immediato effetto protettivo in dipendenza della sola pubblicazione dell’istanza da parte dell’imprenditore e il giudice non avrebbe oggettivamente materia su cui rendere un provvedimento di conferma o modifica.

Si ritiene che il principio espresso dal Tribunale sia condivisibile e vada nella direzione di evitare un ricorso abusivo al nuovo strumento, che potrebbe essere scambiato come una copia semplificata di un concordato riservato ovvero, come nel caso esaminato dal Tribunale di Brescia, alla stregua di un vero e proprio espediente per poter addivenire ad una proroga dell’effetto di automatic stay attraverso il ricorso sequenziale a mezzi ristrutturativi per loro natura alternativi.

Circostanza, questa, da cui è possibile comprendere ulteriormente il ruolo del Giudice quale baluardo degli interessi del ceto creditorio che necessitano di tutela contro quelle iniziative finalizzate esclusivamente a ricercare un guadano di tempo anziché l’effettivo risanamento dell’impresa.